Potremmo definirlo il
percussionista dalle bacchette d’oro; l’artista della batteria come pochi in
Italia sanno esserlo…
Ciao, Tullio, leggo dalla biografia che i
tuoi primi approcci alla musica arrivano da bambino com’è nato e cresciuto
questo amore/passione per la batteria?
Sono nato con le bacchette in mano,
appena ho aperto gli occhi ho visto percussioni di ogni genere, pelli animali e
tamburi perchè mio padre e mio fratello Romeo erano batteristi. Ho studiato il
solfeggio con Armando Desideri, un grande insegnante, con cui mi trovavo bene
caratterialmente. Poi al conservatorio ho studiato solfeggio, canto e altro. Ho
interroto gli studi per aiutare la famiglia, perchè mio fratello maggiore Romeo morì suonando la batteria, aveva appena venti anni.
Ho continuato a suonare nei night club di Napoli per la flotta militare USA, poi con Paolo Zavallone a Genova, in seguito ho ripreso gli studi al conservatorio Martini di Bologna, dove ho approndito per due anni la conoscenza delle percussioni classiche. Il mio matrimonio è avvenuto a Milano,dove ho trovato la giusta posizione nel mondo del jazz. Ho suonato con i grandi della musica italiana: Franco Cerri, Gianni Basso, Bino Piana, Giorgio Buratti, Giorgio Baiocco, tutti grandi musicisti per arrivare a suonare con i grandi del jazz internazionale, Gerry Mulligan, Emil Donald, John Lewis e tanti altri. Il mio primo vero strumento l’ho comprato quando ero minorennne da Cerreti, in Via Arenaccia a Napoli; comprai una batteria Premier di colore bianco, presa a rate… 2500 lire a mese, mi ha portato molto successo e la custodisco gelosamente. La musica ce l’ho nel sangue, sono convinto che si nasce batteristi e musicisti! Ho realizzato numerose colonne sonore tra le quali
ricordo: “Razza Selvaggia” di Pasquale Squitieri, “Mi manda Picone” di Nanni Loy,
“Naso di cane” ancora di Squitieri e “32 dicembre” di Luciano De Crescenzo, però
non ho composto quella del film “L’uccello dalle piume di cristallo”… come si
dice in giro.
Chi ti ha maggiormente influenzato nello
studio della batteria?
I musicisti black inizialmente e altri : Elvis Jones, Max Roach, Kenny Clarke,. Eumir Deodato, Giovanni Fenati, Roberto Fabbriciani,Gato Barbieri, Lucio Dalla, Alphonso Johnson, Manu Chao, Al Bano Carrisi. Per il pop: Steve Gadd, gli U2, i Pink Floyd, i Led Zeppelin.
Quali personaggi hanno
inciso e incidono – sia in senso umano che professionale – nel tuo percorso di
ricerca musicale?
Certamente Astor Piazzolla uno dei più
grandi musicisti di tutti i tempi ho inciso con lui undici Lp.
Quali sono i musicisti che ami e che ti
hanno influenzato?
Sicuramente: Pino Daniele, Gerry
Mulligan, John Lewis.
Ti chiedo di tornare con la mente agli
anni ’80 per parlarci dell’incontro con Pino Daniele cosa vi ha uniti?
Pino Daniele lo conoscevo già da prima,
fu mio padre a indicarmelo. Pino mi telefonò per farmi sentire nel ‘77 il suo
primo lavoro “Terra mia”, da allora è diventata una collaborazione storica.
Come nasce il progetto Napoli Centrale?
Come ha avuto inizio?
Napoli centrale era un gruppo
capitanato da James Senese, Tony Esposito, Joe Amuroso, Tullio De Piscopo,
Zurzolo, ognuno di noi con la sua storia.
Qual è la tua maggiore
fonte d’ispirazione quando componi musica, o improvvisi sul palco in compagnia
di altri musicisti?
L’improvvisazione non ha fonte, è
sintonia con gli altri musicisti, per comporre, ogni momento è buono, spazio,
tranquillità, luce, il buio favorisce cose tristi.
Al di là della musica, quali altri artisti
ami?
Mi piace molto la pittura, la
letteratura, Mimmo Rotella e il cinema, in particolare i film in bianco e nero,
con storie di vita vera e autenticamente vissute, storie sentimentali, anche Chaplin, ma in particolare il
bianco e nero degli anni ’50.
Come hai fatto a raggiungere un tale
livello di dimestichezza e libertà nel controllo di quello che stai suonando e
quanto conta la tecnica e quanto la sensibilità personale dell’artista
nell’interpretazione? Secondo te, c’è un suono ideale cui bisogna giungere per
trasmettere le emozioni nell’esecuzione di un pezzo?
Ho sempre cercato di essere senza
padrone, io sono musica senza padrone, non ho casa discografica, non ho chi
m’impone nulla, ci vuole personalità sullo strumento e nella vita e sin da
giovane ho cercato di acquisire dimestichezza sullo strumento. Ora vedo artisti
sbandati, burattini che sono comandati da personaggi che li controllano, sono
artisti di plastica, hanno la macchina, amano i ristoranti di lusso, diventano
di plastica. L’ideale è fare quello che ti piace nel migliore dei modi, la
musica oggi è uccisa dalla TV che non fa trasmissioni musicali culturali, spero
solo che non stia finendo tutto.
Che cosa vorresti che “arrivasse” al
pubblico durante e dopo una tua esecuzione?
La verità, il feeling, la spontaneità,
il sudore, il calore, emozioni che traspaiono in qualsiasi ambiente sociale, non
conta la provenienza. Anche avendo cambiato città, non ho modificato il modo di
comporre, l’influenza maggiore che ho avuto è stata napoletana, nel modo di
parlare e comunicare Napoli.
Cosa vorresti dire ai giovani musicisti
che inseguono i propri sogni?
Difendere la grande musica e
allontanarsi dal falso, dalla plastica, la Musica è la Vita e va difesa.
La tua canzone preferita?
“Ballando, Ballando” dedicata alla mia
prima nipotina e “Come sei bella” dedicata alla mamma.
Quali sono i tuoi sogni per il futuro e i
tuoi attuali progetti?
A Roma spesso suono per la RAI, col mio
gruppo, siamo partiti per il jazz festival: Rapallo, Venezia, Milano. Non ho
progetti discografici, ho composto “Hang Drum” un mio album strumentale e lo
distribuisco solo ai concerti.
Ti sei impegnato per la società?
Molto negli anni ‘70. Il mio primo
gruppo era Revolt Group Jazz Rock, io parlavo di Napoli, della cozza, del
colera, ma non era la cozza ad aver diffuso il colera ma la colpa era di quello
che era costretta a mangiare, di quello che c’era in fondo al mare.
Il gruppo è stato poi sostituito con Pino Daniele, Senese, Esposito. Eravamo una
superband. E’ tutto in mano ai politici, è difficile fare qualcosa per la
società, che poi vota quello che non ti aspettavi. Credo nell’impegno sociale e
molto nell’autonomia dell’arte. Mimmo Rotella negli anni 50 strappava manifesti
dei film USA ed ebbe successo.
Puoi parlarci della reunion con Pino
Daniele?
Il gruppo si è formato l’anno scorso e
si è sciolto, non ci sarà un nuovo gruppo. Non so per colpa di chi. Non escludo che torneremo a suonare insieme a breve…
Ora a quale progetto artistico ti stai
dedicando?
Mi dedicherò alle….serate e ai dischi.
Pensi di ritornare a Sanremo e cosa ha
rappresentato per te questo grande palcoscenico?
No, aspettiamo tempi migliori per
tornarci. Sanremo è stato importante per me già negli anni ’60, sono stato
batterista dell’orchestra del Festival poi vincitore con “Andamento lento”,
un‘altra canzone; E allora e allora (Sanremo 1989). Sanremo è stato fondamentale
per la mia carriera.
Tullio, con la speranza di
ritrovarci in un prossimo futuro, ti ringraziamo per il tempo che ci hai
dedicato in riferimento a questa intervista.
Grazie a voi. A risentirci presto e
buon lavoro!