La rossa per… Il Setaccio – Intervista a Milva

   
Milva “la rossa”, conosciuta in tutto il mondo per la poliedricità di passare da un genere all’altro, da una lingua all’altra, da un’espressione artistica come la canzone, il teatro, il cinema… Oggi per me è un onore poterla intervistare e mi trovo quasi in difficoltà di fronte ad un personaggio di questo calibro…

 

Sig.ra Milva, vorrei iniziare con una domanda che nessuno le ha fatto e che gradirebbe le fosse rivolta…
E’ una bella domanda, in cinquant’anni di attività mi sono state rivolte quasi tutte le domande e direi… anche di un certo interesse. Nel nostro campo si ricevono molte interviste, però ci sono anche intervistatori molto sciatti e poco capaci. Una domanda che vorrei farmi è questa: “Ogni tanto guardo alcuni programmi e mi chiedo: “ Perché non riesco a parteciparvi?”. Ora sono a casa, dopo l’estate ho fatto uno spettacolo teatrale a Vienna, mi sono stancata moltissimo, quindi ho voluto sei mesi di pausa. Recentemente ho confidato nell’invito ad una trasmissione di Pippo Baudo, ma non ho ricevuto risposta alla mia richiesta. Tempo fa ho inviato un telegramma, vedendo il Presidente della Repubblica in un luogo molto freddo, questo mi diede l’impressione che ci fosse un grande vento e scrissi: “ Non ha neanche una sciarpa in un posto così freddo, Presidente, così rischia un raffreddore, o una bronchite”, e il Presidente mi rispose: “ Non tutti gli italiani mi pensano con così tanto affetto”. Io ho scritto una sciocchezza, d’attenzione, ma ho avuto risposta. Ho scritto due volte a Baudo, ma non ho ricevuto risposta. Ho fatto per due anni consecutivi, fino a metà dello scorso anno, uno spettacolo tratto da un libro scritto da un ebreo, “ La variante di Luneburg”, dove tratto dell’Olocausto. Ho chiesto a Pippo Baudo di ricevermi nella sua prossima “ Domenica in”, ma non mi ha mai contattata. Non mi chiamano più per fare certe cose, perché ho sempre parlato malissimo di questo governo e di chi lo dirige. Sono troppo a sinistra e troppo cattiva, perché affermo la verità e sono realista.


Accennando vagamente alla politica, lei come donna di sinistra, che ricordi ha della sinistra storica e di Enrico Berlinguer?
Ho ricordi di una persona straordinaria. Ho ricordi del passato storico del partito comunista e di Berlinguer. Io ho avuto dalla vita e dalla natura delle doti interessanti in regalo, la possibilità di esprimermi con Strehler, Luciano Berio, Piazzolla e mi appartengono molti generi teatrali, se avessi avuto anche il sentore dell’essere brava a scrivere sarei stata molto dura nei confronti di personaggi allucinanti. Ho sempre guardato la figlia di Berlinguer al Tg3, che è diretto da lei, ed è rimasto il migliore dei telegiornali. Ho un bel ricordo di Enrico, non l’ho conosciuto personalmente, ma non dimentico i vecchi socialisti, che quando venne Craxi erano già morti, Pertini, Nenni. L’avvento di Craxi ha portato alla distruzione del partito socialista e tutti noi che eravamo socialisti, ad esempio Strehler, abbiamo deciso di votare Pci.

Qual è stata la sua filosofia di vita, o quale filo conduttore l’ha guidata nelle sue scelte?
Quello di avere della curiosità e di mettermi sempre in discussione. Su questo ho basato la mia vita, ma, purtroppo ho fatto un grande errore, che è stato quello di separarmi da mio marito, avevo ventotto anni e avevo già conosciuto mio marito anziano, naturalmente è accaduta quella cosa che noi chiamiamo “mi sono innamorata “, ma non era amore, bensì mancanza di conoscenza di persone della mia età e quindi l’ho lasciato per il desiderio di avere un marito giovane, questo è il grande rimpianto della mia vita. Mio marito, Maurizio Corgnati, era scrittore e amico di tutta la Rai che era a Roma con lui ho avuto una figlia, Martina, che assomiglia molto a suo padre e insegna storia dell’arte. Maurizio amava molto tutto ciò che era arte e io lo sposai da ragazzina a ventuno anni. La mia curiosità e la mia voglia di provarmi in tutte le occasioni e nell’arte, ha fatto sì che io abbia potuto cantare nei teatri lirici e non, fino a quando mi è venuta una fortissima depressione, da poco ne sono uscita. Adesso è un momento difficile, sono stata operata a una gamba, ho compiuto settant’anni, anche se li porto molto bene e mi capita spesso di ripensare al passato e alle persone che ho amato di più, mia madre, mio marito e mia figlia. Mia figlia è molto più madre di quanto lo sia io per lei, perché è molto più adulta, io sono cresciuta credendo che l’amore fosse l’amore ,ma non è così. Ho iniziato a leggere spinta da mio marito e ad ascoltare musica americana, Ella Fitzgerlad e soprattutto la musica nera dei grandi cantanti gospel. In quel periodo, nel 1965 partecipavo a una trasmissione “Milva Club” con Corgnati come regista ed io cantavo Mahalia Jackson. Ora ascoltando Bocelli che canta Padre Nostro, ho pensato alla mia versione straordinaria del brano, dove sono truccata da nera. Io ho avuto sempre tante idee, avrei voluto fare “Black Brown and Beige” di Duke Ellington, una suite, ma nessun discografico in Italia ha voluto farla.

Come ha conosciuto Strelher e cosa le ha trasmesso?
Mi ha trasmesso la gioia di stare sul palcoscenico, per lui sono stata la più grande cantante brechtiana.

Lei ha viaggiato tanto e ha portato la sua musica in molti paesi. Dove tornerebbe e dove non è mai stata?
Sto pensando… dove posso andare? E’ quello che mi sto chiedendo, vorrei e dovrei andare in Germania tra una settimana, perché mi è stato chiesto insistentemente. In Germania ho lavorato trent’anni consecutivi, realizzando trenta cd, molti dei quali di platino, che solo pochissimi conoscono, forse solo i miei fans. Devo andare nella città di Brecht, il Presidente della Repubblica in Germania mi ha dato un’onorificenza molto importante, dichiarando che io sono stata la più grande interprete brechtiana, per il resto è il silenzio. Sto pensando dove mi potrei nascondere… vorrei proprio conoscere qualcosa che non ho conosciuto. Ho detto a Martina 6 – 7 mesi fa, che vorrei andare nello Yemen. Solo una cosa mi attrae in questo momento, vorrei essere su una nave, sono un segno d’acqua, Cancro e il mio desiderio d’acqua è il mio desiderio di nave, l’unico mezzo per attraversarla.


Cosa ne pensa della musica tradizional-popolare italiana?
Sono stata una delle prime a farla, ma molto intelligentemente, perché avevo un marito colto e perché l’abbiamo fatto con un grande musicista Carpi, che viveva a Roma e che aveva lavorato con Strehler e con Gino Negri. Inoltre ho fatto all’inizio degli anni 60 le canzoni da cortile, o canzoni da tabarin, che aveva voluto mio marito, brani di musica popolare. Forse ho fatto sempre tutto prima e troppo presto.

Se il personaggio Milva non fosse stata Milva, chi sarebbe stata?
Io sono una persona, non un personaggio. Ho sempre amato scrivere e forse mi sarei interessata di scrittura. Le dico il mio scrittore preferito, Philip Roth, ho letto sette libri consecutivamente, finora alcuni anche in due notti, dice delle cose straordinarie. Ho amato una scrittrice italiana, romana, Elsa Morante, grande amica di Pasolini, morta pazza, così come Virginia Wolf, scrittrice inglese di libri straordinari. Elsa Morante è morta di malattia, aveva una testa straordinaria per scrivere, ma allo stesso tempo, un comportamento molto strano nella vita. Virginia invece si è suicidata, si è messa dei grandi sassi nelle tasche e si è gettata in un torrente vicino alla casa, dove andava con il marito… Mi sarebbe piaciuto molto anche insegnare, studiare la geografia e di aver avuto la possibilità di studiare, ma sono nata in un paese, dove non si poteva frequentare neanche la quinta elementare, fortunatamente avevo qualità. Da bambina fui mandata in un collegio a Goro. Nel 1945 facevo la prima elementare, la famosa democrazia cristiana doveva pensare all’educazione, ma la cosa più importante per il governo era dividersi qualcosa. Come succede ancora oggi, ma decisamente in maniera meno netta. Penso spesso al partito democratico, che è già morto prima di nascere, è lontano dal popolo, è troppo lento, troppo serio, non dà nulla. L’ultimo che è stato vicino al popolo è stato Berlinguer e forse Pertini, io al posto di Napolitano non firmerei la legge sul processo breve.

Dai tempi di Sanremo del ’62 ad oggi, quante cose sono cambiate per lei professionalmente e personalmente?
E’ cambiato tutto, Sanremo è solo uno show, i cantanti ululano, ma non cantano, Sanremo è diventato pian, piano uno spettacolo televisivo. Le bellissime canzoni sono state quelle che sono diventate grandi successi nel mondo, ad esempio, Modugno, che diede una scossa a quella che era la canzonetta delle mamme e delle papere. I più grandi autori italiani non hanno mai voluto scrivere per me, solo gli stranieri come Vangelis, o i grandi tedeschi, che non sono conosciuti fuori dalla Germania. Ho amato moltissimo tutti i grandi cantautori.

Ha una nipote, Lena Biolcati, che diversi anni fa si fece conoscere sempre a Sanremo, con un brano che a quel tempo ebbe molto successo, non ha mai pensato di duettare con lei?
Non è una nipote, ma una parente lontana, io non penso più al duetto, se lo penso è per andare in America e duettare con Tom Waits. Ho molta stima di tanti e soprattutto dei neri, come Ray Charles che canta Yesterday o Eleonore Rigby, a mio giudizio molto meglio dei Beatles.

Alla sua “tenera” età è ancora una bellissima donna, ma come fa per mantenersi sempre così giovane, qual è l’elisir della giovinezza?
Sono le cose che abbiamo ricevuto dai nostri genitori, noi prendiamo i loro geni ed io ho preso tutto da mia madre. Ho le ossa molto fragili e per questo mi sono rotta una gamba, mi avevano invitata a partecipare ad un programma di danza, ma non ho potuto presentarmi.

Milva e Mina, due grandi a confronto. Che rapporti c’erano fra di voi? Siete mai state competitive?
Non ci sono mai stati, ho stima per lei, perché è scomparsa quando ha deciso che non ce la faceva più a sopportare il pubblico, come del resto tanti altri colleghi. Mina non l’ho mai conosciuta se non a Sanremo il primo anno, in cui arrivai terza e lei indicata da tutti per la vittoria, non ci arrivò. Mina nasce con un’ugola straordinaria, ha delle potenzialità vocali molto potenti e forti.

Quali i suoi progetti per il futuro?
Non voglio avere futuro, sono annebbiata dai miei malesseri, una depressione che è profonda e non mi fa vedere tutto quello che ho. Sono cinquantacinque anni che ho lavorato, più di un meccanico alla Breda, o alla Fiat, mi permetterà di essere stufa di lavorare? Un progetto ce l’ho ed è con Battiato, che ha scritto delle canzoni magiche: “La cura”, che ti fa guardare dentro e dice cose che nessun altro autore è stato capace di dire, è meravigliosa. Ci stiamo sentendo in questi giorni, lui è l’unico italiano che ha scritto per me due album “Alexander Platz” e “Svegliando l’amante che dorme”. Mi piacerebbe chiudere, se non stessi così male, con un terzo album di Battiato e poi veramente andrei in pensione, anche se non è la parola giusta. Vorrei prendermi un pò di tempo per leggere, che è già un grande lavoro, visto che non so scrivere come vorrei.

Brecht diceva: “Non si fanno migliori gli uomini con la carità, ma con la tua moneta quest’uomo stanotte dormirà”». Quale consiglio generoso darebbe oggi a un giovane artista emergente, desideroso d’intraprendere la carriera musicale?
Ci sono tanti giovani emergenti che sono spaventosi, a volte, li compatisco come quelle mamme che li fanno cantare da bambini e sarebbero da “uccidere”, impediscono loro di vivere la pubertà. Questi bambini canteranno dopo, se ne avranno ancora voglia, perché la voce si trasforma. Brecht diceva delle cose straordinarie e di cose tremende e persone che chiedono aiuto ne abbiamo viste troppe, il terremoto di Messina, dove non è possibile rifare le case, perché è molto insicura la zona, poi c’è stato il terremoto dell’Aquila. Da poco è caduta una casa di nuovo in Sicilia e son morti due bambini, avrei voluto mandargli qualcosa, li ho pensati molto…

 

Sig.ra Milva, la nostra intervista termina qui. E’ stato un vero piacere dialogare con lei e mi scuso se a volte ha giocato un pò la timidezza, ma personalmente l’ho sempre “guardata dall’alto”, come un personaggio irraggiungibile. A nome mio e di tutta la redazione grazie di cuore per questo indimenticabile incontro.
Grazie a voi e buon proseguimento.