Intervista a Umberto Cicconi

Luca Magrini e Umberto Cicconi ad Ostia durante l’intervista. 2022

Grazie, Umberto, per il tempo che ci dedichi. Sarà sempre poco per raccontare la tua vita ricca ed intensa, a volte pericolosissima, vissuta sempre al massimo come un guerriero, un combattente che non si risparmia.

Discreto e invisibile, protagonista a cui basta poco -un nome, una parola, un luogo- per far aprire il vaso di Pandora e far uscire tutto il ben di Dio accumulato negli anni: notizie, aneddoti, personaggi famosi e non, soprattutto narrati con tanta passione ed umanità. Umberto è un’enciclopedia: storia, politica, varia umanità, personaggi etc…

Umberto, inoltre, ha tanti pregi: fascino, simpatia, intuito fotografico, intelligenza vivace che si può paragonare al suo scatto di professionista: veloce, unico, incisivo.

Come tutti i grandi protagonisti ha un piccolo difetto dovuto alla ricchezza e all’intensità della sua vita: è prolisso, e se da un lato è stato facile ed arricchente intervistarlo, dall’altro è stato difficilissimo sintetizzare in poche righe tutte le notizie e i precisi riscontri forniti, come date, luoghi, nomi ed eventi.  

Iniziamo subito dagli ‘’inizi’’!

Umberto Cicconi 1972 – Ostia

Ci puoi parlare di Umberto bambino e giovane adolescente (giochi, studi, amici)?

Sono nato a Roma, nel quartiere di Pietralata, e sono del 1958. E’ il 1969 quando, a undici anni, arrivo ad Ostia nella zona chiamata Nuova Ostia, nata per gli artisti, per gli attori ed anche per la politica democristiana, che intendeva mandare via la gente dalle case del centro storico di Roma con la scusa di rimettere a posto i palazzi, per poi far rientrare gli abitanti, cosa che non è mai successa! Mio padre prende casa a piazza Gasparri perché mia sorella Scilla, poi diventata moglie di Bobo Craxi, aveva bisogno di mare e mia madre da Pietralata tutti i giorni veniva ad Ostia con tutti e quattro noi figli, con il trenino, era un grande sacrificio. Qui vivo la mia infanzia, pieno di curiosità, legatissimo a mio padre e mia madre. Vivo per strada e vendo le bibite in spiaggia, non perché ne avessi reale bisogno, ma perché ho dentro di me tanta energia e devo bruciarla in qualche modo. A quindici anni ho cominciato a fare politica nella FGS -Federazione Giovanile Socialista- e tornavo a casa molto tardi. Quando mia madre lavorava, io mi occupavo di mia sorella, quindi, più che dalla scuola e dai libri, ho imparato dalla strada e poi dall’amicizia con Bettino Craxi. Infatti, non ho studiato, ai miei inizi non avevo tempo, dopo ho fatto tutto. Poi, quando mi sono trovato con Bettino Craxi, ho studiato.

Sei stato testimone della triste vicenda della morte di Pasolini?

Sì, perché quella sera si votava per le elezioni sezionali del partito socialista per scegliere i delegati al Congresso Nazionale. Pasolini veniva a Piazza Gasparri in cerca di avventure e io sono sicuro che è stato Pelosi l’assassino e che non si sia trattato di un complotto. Infatti, il regista aveva portato Pelosi, che era un ragazzo di vita, all’idroscalo per un rapporto fisico-amoroso. Poiché Pasolini era molto dotato sessualmente, il ragazzo si è spaventato ed è corso via, rifiutando il rapporto. Essendo Pasolini violento, anzi violentissimo e forte, ha raggiunto Pelosi ed è sopravvenuta una colluttazione ferocissima sfociata nella morte del Poeta.

Idroscalo di Ostia , vicino al campo sportivo Rodolfo Morandi… Umberto Cicconi cerchiato nella foto con il corpo di P.P.Pasolini, 2 novembre 1975

Quando è nato l’amore per la fotografia?

L’amore per la fotografia nasce proprio in piazza Gasparri, un viavai di gente dove vedi di tutto e di più: morti di fame, intellettuali miliardari, ragazzi in cerca di soldi; lì è nata anche la Banda della Magliana. Siccome, come ho detto prima, sono molto curioso e intraprendente, quel mare di persone diversissime mi interessava tanto, incomincio a fotografare quasi per caso. Io penso di aver l’intuito di capire qual è l’immagine da scatto e ciò ha rappresentato la mia fortuna. Aggiungi anche che conobbi, sempre per caso, Melissa James, la figlia del vicepresidente della Warner Bros, la grande casa cinematografica americana che stava girando il famoso film ’’Dalla Cina con furore’’ con Bruce Lee. Ci incontrammo allo Zodiaco, per caso, aveva addosso tante macchine fotografiche. Io da poco avevo comprato la Leika e poi…

Locandina del film “Il tetto” di Vittorio De Sica, 1956

Dalle tue parole traspare un grande amore per tuo padre e tua madre, ce ne vuoi parlare?

La storia di mio padre è ricca e complicata. Un film! Era nato alla Passeggiata di Ripetta, parallela di Via Del Corso e mio nonno Umberto era anarchico, amico di Enrico Malatesta, che all’avvento del fascismo nasconde lui e mio padre in Via Vittoria, a casa propria. Non a caso prima ho detto un film, infatti nel ‘54-‘55 Zavattini e De Sica girano un film ambientato a Pietralata: “Il Tetto”, dove si racconta un pezzo della vita di mio padre che, povero e senza casa, con l’aiuto di tutti i borgatari, riesce a mettere un tetto sulle mura di una baracchetta. Nel film la donna era incinta come mia madre. Mio padre era un adone, poverissimo, moriva di fame ed era pure malato in quanto aveva la TBC, ma era coraggioso e forte, infatti, in barba ai dottori, è morto a 80 anni. E’ stato un militante comunista. Pensa che nel ’47, sebbene povero, vegliava al capezzale di Togliatti, ferito a morte da un attentatore, e poi fu un socialista; ha realizzato tanti progetti, soprattutto nel sociale, per esempio il campo di calcio Morandi, conosciuto per le frequentazioni importanti.

Ristorante da Oio a Testaccio. Umberto Cicconi con la madre

Mia madre ha fatto tanti sacrifici per noi figli: pensa che, siccome mia sorella aveva bisogno di mare, lei con quattro figli prendeva il trenino ed andava ad Ostia. Per questo, come ho detto sopra, nel ‘69 mio padre prese la casa a piazza Gasparri. Oggi mia madre, forte e combattiva come sempre, sta bene, ma ha la demenza senile: dimentica tutto dopo due secondi. Io ora vivo con lei, una donna di una veneranda età, attiva e vivace, che io amo e rispetto. Lei ha bisogno di una figura familiare cara, non ha bisogno di una badante, di un’estranea, perché sarebbe come portarla all’ospizio, invece ha bisogno di sentirsi amata e soprattutto di svagarsi. In quattro e quattr’otto, dopo aver saputo delle sue difficoltà, mi sono trasferito da lei ed è diventata la mia ombra. Viene ovunque con me ed è felice e “gasata”. Mi sono auto offerto senza chiedere nulla agli altri fratelli e addirittura uno di essi la voleva mandare via dalla casa!

Com’è avvenuto l’incontro con Craxi?

Roma, Bettino Craxi e Umberto Cicconi, 1991

Nel ‘78 vado a Torino al Congresso del PSI, avevo 20 anni, e faccio le mie prime foto. Bettino non aveva ancora cariche elettive di potere, nel ’76 era diventato segretario protempore del Midas, con l’appoggio di Giacomo Mancini, perché doveva aiutare Enrico Manca, con il patto che Francesco De Martino andasse via a causa dell’insuccesso politico ottenuto. Craxi era giovanissimo e pensa che ha creato il boom economico in Italia.  Lui mi osservava e mi ha scelto, era un grande conoscitore d’animo e di uomini, ma pare che avesse preso anche informazioni su di me (l’ho saputo solo dopo).

Che cosa ha fatto nascere il vostro sodalizio, che cosa vi accomunava?

Bettino Craxi e Umberto Cicconi al Comizio elettorale di Roma, 1991

Ci accomunava il fatto che io non prendessi comandi e imposizioni e lui non mi imponesse niente. Mi presentava il lavoro come un progetto e io  facevo di tutto per realizzarlo, lavorando giorno e notte. C’era rispetto reciproco e tanto affetto!

Tra i numerosi episodi accaduti, ce ne racconta uno bello e uno brutto della vostra unione, anche piccolo, che potrebbe sembrare insignificante ma che racchiude tanto?

All’inizio del ‘95, era passato un anno dal nostro soggiorno ad Hammamet, a mezzanotte avevamo appuntamento allo Sheraton Hotel con un giornalista, Massimo Franco. Usciamo da casa verso mezzanotte e mentre scendiamo vedo su un muro, dove c’era una pianta d’alloro, una piccolissima luce rossa che viene e va, era la mira ad infrarossi di un’arma!  Ho intuito il pericolo, ho preso Bettino, me lo sono buttato addosso, c’è stato un colpo che è finito lì, sul muro. Bettino era salvo.

Frank Sinatra al Ristorante Savini a Milano, 1985

Quando sono entrato nella Casa Bianca da solo, cercavo il bagno, apro una porta e c’erano gli scopettoni, gli stracci, poi apro un’altra porta e c’era una segretaria che batteva i tasti su una Olivetti con la testata rotonda che nessuno in Italia aveva ancora. Apro questa porta e vedo Reagan, erano le 10 meno 7 minuti, alle 10 in punto c’era l’appuntamento con Craxi, apro la porta e avevo solo la Leica al collo, lui dice’’ è la Leica?’’ Io comincio a fare le foto e lui mi fa presente, da vero attore: “te l’ho fatte fare io le foto”. Poi si apre la porta dietro e sento uno schiaffo, era quello di Bettino che dice: “è la fine, Umberto è entrato nella Casa Bianca prima di me!’’, a queste parole Reagan si mette a ridere come un matto. La prima volta che vedo Reagan è il 1983. Ho visto tanto, quasi tutto, e ti posso giurare che ora non mi fa impressione più niente, anche se vedo il Papa camminare qui! Noi romani di Roma, quando incontriamo un cardinale, ci rivolgiamo a lui in modo molto informale: “ciao Augusto”.

Bettino Craxi, Giulio Andreotti e Arnaldo Forlani

Si dice anche che l’amicizia di Craxi con Arafat abbia determinato alcune scelte politiche a favore di quest’ultimo e che per questo il leader palestinese gli fornisse una milizia come difesa personale.

La milizia non era di Arafat! Il giorno in cui Massimo Franco aspettava Bettino allo Sheraton, nacque l’idea di scrivere il libro “Hammamet”. Quella sera stessa, noi avevamo tre uomini di scorta in un’altra macchinetta. Al ritorno già c’erano otto uomini, il giorno dopo già c’erano 40 persone, forse anche 80. Le persone, mimetizzate attorno alla Villa, noi non le vedevamo mai. E’ stato Ben Ali, presidente della Tunisia, che ha fatto questo regalo a Craxi. Bettino era molto amato nel mondo arabo africano e in America Latina, in Europa, lui pagava tutti, pagava la politica internazionale!

Dopo Craxi lei non si è fermato ma ha dato vita alla Fondazione Allori, ha pubblicato numerosi libri dando segno di grande vivacità intellettuale e di cuore.

Edoardo Cicconi, che dice a Bettino Craxi : “Umberto è mio figlio, non tuo figlio e gli amici di mio figlio quando morirai saranno i tuoi figli e ti emargineranno”. Riporta Umberto Cicconi.
Hammamet, 1997

Dopo 6 anni di esilio ad Hammamet e dopo la morte di Bettino rinuncio a tutto, ai miei soldi, a quello che avevo fatto, vengo a Roma, mi chiamano Andreotti e Cossiga e mi chiedono di creare una fondazione, perché possiedo un patrimonio fotografico bellissimo di cent’anni della storia d’Italia, del Vaticano, del Fascismo, della Repubblica, dei Savoia, della “Dolce vita”, del cinema, di tutta la vita italiana. Loro fanno periziare l’archivio e nasce La Fondazione Allori, dal cognome di mia madre. Nasce con l’intento di far conoscere il contenuto dell’Archivio in tutto il mondo. Ci sono riuscito fino ad un certo punto, ho messo Bobo Craxi come vicepresidente e io sono presidente.

Camera dei Deputati, Giulio Andreotti e Umberto Cicconi, 2008

Nel libro “Bettino Craxi” dedichi un paragrafo a “Fotografia ad alto rischio” cosa significa?

Siccome Bettino aveva incontrato in segreto il numero uno di Arafat, Sartawi Issam, io ero l’unico fotografo presente. Gli chiedo di vederci in privato, senza Bettino, la mattina successiva, promettendo che nessuno l’avrebbe saputo. Come stabilito, alle 8.25, sono sotto la hall dell’albergo di fronte all’ascensore: lui scende e si dirige verso la spiaggia, perché l’albergo era proprio sulla spiaggia. Ad un certo punto dietro di me sento degli spari che ho ancora dentro le orecchie, è un commando di terroristi israeliani, non so quanti colpi gli abbiano messo addosso, sono riuscito a fare due scatti mentre questi sparavano ed avanzavano; uno si gira verso di me per spararmi, ma sicuramente il capo gli dice di non farlo e di andare via. E così, al volo, ancora una volta ero stato doppiamente fortunato, ero uscito incolume da una situazione mortale ed avevo fatto due scatti storici. Non ti sembra una fotografia altamente a rischio?

Hai conosciuto tanti politici e uomini famosi, che consiglio daresti ai dirigenti della politica odierna?

Francesco Cossiga Presidente della Repubblica – Bettino Craxi Presidente del consiglio – Umberto Cicconi , 1985

L’Italia è un grande paese, importantissimo geograficamente parlando, per questo è necessario ricreare delle scuole per la formazione di personaggi politici. Gli uomini politici di oggi non sono all’altezza, non sono nessuno.

Da poco è morta la regina Elisabetta II,  l’hai conosciuta?

Buckingham Palace, incontro dei 7 paesi industrializzati a Londra, 1985

La regina l’ho conosciuta nell’85 e mi è sembrata attenta e di grande stile. C’è la visita ufficiale a Buckingham Palace, come al solito c’è il protocollo da seguire e la stringente burocrazia e cosi mi boicottano! Non mi fanno entrare perché non sono accreditato. Come al mio solito, io non mi arrendo. Sulla sinistra dell’entrata principale di Buckingham Palace vedo una porticina che dà sulle cucine, la trovo aperta ed entro, arrivo in una sala dove si trovavano posizionati il fotografo di Buckingham Palace, quello di Reagan e quello di Kohl. Quando mi ha visto Bettino è rimasto contento e mentre lui parlava con la Regina io fotografavo. La Regina ha visto tutto, sapeva che i fotografi dovevano essere quattro e non ha fatto nessun cenno, nessuna obiezione. Questi uomini politici sanno contare, sanno sempre un’ora prima quante persone parteciperanno e contano le persone che entrano, Bettino lo stesso!

Capi di stato dei sette paesi industrializzati del mondo con Bettino Craxi a Londra, 1985

Oggi cosa fa Umberto?

Oltre ad occuparmi dei miei libri e della Fondazione Allori, mi occupo di mia madre e sono veramente felice di farlo. Comunque, ho 64 anni, sono qua, sto facendo un grande favore a me stesso, in maniera molto umana sto vicino a mia madre e la rendo felice.

Umberto Cicconi, oggi nella sua villetta. Ostia, 2022

 

Cosa farà domani Umberto?
Voglio diventare grande, voglio stare tanto con mia figlia a Padova, ma c’è un domani? Purtroppo il domani non esiste, esiste l’ora. Domani mi compro una casetta vicino Roma… 

Per terminare questa interessante e ricca intervista, come atto finale, Umberto, oltre a tutta la sua narrazione, ci ha regalato anche la visita all’Idroscalo, conducendoci con grande generosità sul luogo dove è stato ucciso Pasolini. Il triste evento viene ricordato da una lapide, unico elemento a testimoniare una grande tragedia per la poesia, il cinema e la letteratura italiana.

Tutte le immagini sono Copyright di Umberto Cicconi, escluso il manifesto de “Il Tetto”.