Una riflessione sull’uomo e le manipolazioni del suo corpo viene dalla Body Art. Una tecnica in cui il medium è il corpo, i campi di esplorazione sono il corpo stesso, il sesso, la malattia come metafora di una società alienata. Termini come robot, cyborg, corpo “postumano” assumono nuovi significati alla luce dei trapianti e della clonazione umana.
Le opere di alcuni artisti moderni sempre più spesso pongono in contatto scienza medica, tecnologia mediale e identità, con la ricerca e il tentativo di riappropriazione della fisicità di identità virtuali ed estreme, in una continua interazione corpo-mente che scavalca e supera la dicotomia cartesiana res cogitans – res extensa rendendole unità indivisibili.
Stelarc, performer australiano, include tecnologie prostetiche nell’immagine di se stesso, trapiantandosi un terzo braccio elettromeccanico, che è collegato al proprio sistema nervoso e ad un computer, tenta di ridisegnare il corpo secondo una concezione panplanetaria della fisiologia. Si prefigura il passaggio dal robot come sostituto (ma anche come doppio), dal Cyborg come forma prostetica di tecnologie bio-meccaniche al corpo “ri-creato” e finalmente “creato”. Il Cyborg che nasce nella fantascienza degli anni ’20 è letterarmente cybernetic organism, una creatura in cui corpo dell’uomo e corpo della macchina si trovano inestricabilmente intrecciati.
Nel mondo reale il Cyborg è sempre “medical Cybrorg” dice Antonio Caronia, l’invasione del corpo da parte della tecnologia non si esaurisce certo nella coesistenza fisica di dispositivi artificiali e tessuti naturali. Stelarc dice che il collegamento diretto macchina-cervello non è’ più solo un’immagine fantascientifica ma una necessità reale. Robot, cyborg, corpo reso “postumano”. Un’area che fa leva (al di là dell’ondata di emozione davanti ai primi sconvolgenti risultati) sulle forti pulsioni a superare i limiti del corpo, a migliorarlo, perfezionarlo e renderlo non deperibile, immortale. Ma se s’ impone una differente prospettiva alla dicotomia naturale/artificiale, allora va ripensata anche la centralità del corpo umano in quanto dato biologico che si costituisce nell’interazione fisica con il reale. Dice Freud : ” il corpo, e soprattutto la sua superficie è un luogo dove possono generarsi contemporaneamente percezioni interne ed esterne. È veduto come qualsiasi altro oggetto, ma alla palpazione da’ luogo a due specie di sensazioni, una delle quali può essere equiparata ad una percezione interna. È stata illustrata a lungo dalla psicofisiologia la maniera in cui dal mondo delle percezioni emerge la percezione del proprio corpo. L’Io è anzitutto un’entità corporea, non è soltanto un’entità superficiale, ma anche la proiezione di una superficie. Cioè l’Io è in definitiva derivato da sensazioni corporee, soprattutto da sensazioni provenienti dalla superficie del corpo. Esso può dunque venir considerato come una proiezione psichica della superficie del corpo, e inoltre, come abbiamo visto, il rappresentante degli elementi superficiali dell’apparato psichico”. La differenza tra le concezioni settecentesche dell’automa e quella novecentesca del cyborg è chiara, l’automa rassicurava riguardo l’eccellenza del corpo dell’uomo, il cyborg ci presenta invece un nuovo uomo e un nuovo corpo mutante. Il Cyborg comunque è uno dei tanti possibili processi di ibridazione che riguardano la post-modernità, c’è una differenza tra l’ibrido dell’antichita’ nella sua origine etimologica di Hybris, cioè insolenza, arroganza, sfida alla necessità: Ananke. Ananke non stringe in modo così pressante i nuovi ibridi contemporanei, la devianza dell’ibrido perde la sua caratteristica di trasgressione per essere riassorbita nel tessuto capitalistico. Comunque quando il limite del corpo viene attraversato da un’operazione chirurgica ed il corpo subisce una mutazione, divenendo cyborg esso deve rinegoziare socialmente, continuamente, la sua identità; la sua stessa vita diventa un rito di iniziazione permanente.
Luca Magrini Cupido