Oggi intervistiamo Giulia Griseri, autrice di poesia e narrativa.

Al suo attivo ha due opere: “Le Periferie del sentire” edito da Officina Milena ed “Arco Onirico” edito da Newbook Edizioni. Attendiamo per l’estate l’uscita di un terzo libro, un’altra raccolta di poesie.

“Le periferie del sentire”.

Coraggio! 

Eh, sì, ci vuole tanto coraggio per riuscire a raccontare tanta sofferenza e tanto disagio. 

L’autrice Giulia Griseri ci è riuscita con “Le periferie del sentire”, un romanzo straordinario. Un racconto duro e crudo, tragico e sofferto, ma autentico. 

La storia di Alice, guerriera fragile ma eroica, dolce e combattiva, un cuore tenero e piccolo, appena sbocciato alla vita, che può spezzarsi, affogando in un mare di dispiacere in apparenza inspiegabile.

Ma come diceva De Andrè, “Dal Letame nascono i Fior”.

Alice è un’anima libera e raffinata che, nonostante tutto, riesce ad emergere. 

Il racconto è molto intenso ed è in grado di far riflettere sulle problematiche della vita, a tratti con profonde riflessioni filosofiche, a tratti con scene e immagini scioccanti. 

Giulia Griseri ci racconta un percorso introspettivo con un linguaggio schietto, senza mai trascurare il lato poetico che contraddistingue il suo stile di scrittura.

Una storia narrata attraverso alcuni flasback che ricostruiscono il vissuto della protagonista, una storia che non è affatto scontata: l’autrice ce lo ricorda servendosi abilmente della tecnica del “narratore inattendibile”.

“Le periferie del sentire” è un percorso che porterà la protagonista Alice alla consapevolezza, alla comprensione, al perdono, all’accettazione, alla serenità ed infine all’amore, quello più autentico.

“Arco onirico”

Arco Onirico è una raccolta di poesie, ma anche di stati d’animo inquieti e dolorosi che nascono da esperienze di vita vissuta.

È una raccolta di pennellate delicate che ci trasportano nell’infanzia, nella giovinezza, ci mostrano il presente e ci fanno intravedere il futuro.

È una raccolta dove Giulia chiede di essere ascoltata, capita per attenuare la malinconia e il dolore che le attanagliano l’animo.

È una raccolta in cui traspare un’anima vivace, triste e pensierosa, ma sincera e sensibile.

È una raccolta piena di sentimento ed emozioni che Giulia usa come pennelli da pittore e che riesce a tenere uniti ed usare come bastone per trovare il proprio baricentro, non perdere l’equilibrio, restare in piedi e coraggiosamente vivere, nonostante tutto.

Grazie Giulia, compagna di sempre, per l’intervista, per il tempo sottratto alla tua arte e per tutto ciò che ci regalerai raccontandoci di te:

1.       Parliamo brevemente ed anagraficamente di te. Dove sei nata, i tuoi giochi, i tuoi studi etc.

Ciao Luca, grazie. Non solo per l’intervista, grazie di tutto.

Come sai, sono nata a Torino per casualità, non avendo legami con questa città, se non le amicizie.

I luoghi del mio cuore sono Roma e Scalea.

I miei studi? Maturità Scientifica e Diploma in Amministrazione Aziendale.

Il gioco mi accompagna da sempre, anche oggi conservo con cura una parte giocosa di me.

Da bambina avevo pochi amici, mi piaceva giocare con la fantasia, mi piaceva ascoltare la voce di mio padre, che mi leggeva libri di storia e di mitologia.

Con mia madre giocavo a fare associazioni di idee, a quei tempi non sapevo quanto questo divertimento potesse stimolare la creatività.

Amo la morbidezza, abbracciavo peluches e bambole di stoffa imbottita per rilassarmi. Anche se non risale alla mia infanzia, ho un particolare affetto verso un papero gigante che viaggiò con me sulla tratta Roma-Torino. Credo che tu lo conosca!

In adolescenza, uno dei giochi più esilaranti che ricordo era la lettura della rivista “Cioè”: la carta aveva un odore nauseabondo, ma i contenuti avevano una quantità di imbecillità che sfociava nel (tragi)comico.

Ho sempre amato la musica e la lettura, fin da piccola. E poi il cinema d’autore, una grande passione.

Credo che la prematura visione della pellicola “Amici Miei” abbia lasciato il segno.

2.       Se tu dovessi dividere in decadi la tua vita riassumendola, sapresti trovare un aggettivo per ciascuna di esse?

Sarò sintetica.

Umiliazione/silenzio, ribellione, ribellione estrema, stanchezza.

Ecco, è così che riassumo le prime quattro decadi della mia vita, ma voglio sottolineare che non è mai mancata la creatività.

Ti aggiornerò sulla quinta decade, se terminerà.

3.       Quando e come esordisci nel campo letterario sia come poetessa che come scrittrice?

Mio caro Luca, come sai scrissi la mia prima poesia ed il mio primo racconto quando avevo sette anni.

Non ho mai smesso di scrivere.

Purtroppo, la maggior parte dei miei manoscritti di gioventù è andata distrutta. Sapessi quanto rimpiango le mie prime opere!

Lo scorso anno, la svolta: due editori hanno creduto in me, quando ormai avevo perduto la speranza di realizzare il mio sogno.

Newbook Edizioni ha pubblicato la mia prima silloge poetica -Arco Onirico- (attualmente stiamo lavorando alla seconda silloge) e Officina Milena ha selezionato il mio romanzo -Le Periferie del sentire-, che è uscito in versione e-book, in attesa che possa andare in stampa.

Ho anche collaborato con un autore (non lo nomino per ragioni personali) alla stesura di due romanzi. Uno è attualmente edito, al fondo del testo compare la scritta “Ringrazio Giulia Griseri (Iaia) per il suo aiuto alla stesura di questo romanzo”. Il secondo è inedito.

4.       Le tue poesie nascono da esperienze vissute o da immaginazione?

Le mie poesie nascono da esperienze, auto o eterodirette, ma sono scritte spesso in forma ermetica. Uso molto l’astrazione, partendo da vissuto, emozioni, pensieri e immaginazione. Il risultato è una dimensione onirica che emerge in molti dei miei scritti.

5.       Quali sono il tuo poeta e il tuo scrittore preferito, quali senti tua guida, cioè tuoi ispiratori?

Lo sai! Se proprio mi obblighi a scegliere due autori, allora nomino Charles Baudelaire e Fëdor Dostoevskij.

6.       Puoi parlarci dell’Arco Onirico?

Cominciamo dal titolo.

Come sai, anche se a livello dilettantistico, amo l’arte della fotografia.

Quando mi iscrissi al sito Photovogue, proposi uno scatto dell’arco di roccia che si trova nei pressi dell’Arcomagno di San Nicola Arcella. Scelsi un titolo a caso, “Arco Onirico” e quel titolo mi piacque al punto da farmi decidere che, se mai un editore avesse creduto in me, “Arco Onirico” sarebbe stato il titolo della mia silloge.

Nella raccolta sono presenti alcune poesie dedicate al meraviglioso tratto di costa dell’Alto Tirreno Cosentino, una in particolare è dedicata all’Arcomagno.

Sono presenti poesie che ad una lettura distratta appaiono come poesie d’amore, ma non lo sono affatto.

Quasi tutte le “vere” poesie d’amore sono dedicate ad una persona speciale che ha il tuo stesso nome, Luca.

Come hai senz’altro notato, ho saltato la parte dei ringraziamenti, preferendo dedicare il libro a “quel” Luca.

Casualità?

7.       Cosa accomuna (se c’è) i tuoi lavori letterari?

Le emozioni, l’introspezione, la natura (soprattutto il mare).

Solo in prosa, ho da poco notato che, anche se a livello marginale, ricorre la figura del “mitomane”. Non so perché, indagherò.

8.       C’è un romanzo già famoso o una poesia già famosa che vorresti aver scritto tu?

Vorrei, ma non sono all’altezza.

Nell’ambito della prosa scelgo Le notti bianche, Lo straniero (lo so, di questi tempi è più modaiolo La Peste), Il ritratto di Dorian Gray, 1984 e Le 120 giornate di Sodoma.

Poesia? Premetto che sono una lettrice atipica, in quanto prediligo la poesia alla prosa.

Mi “accontenterei” di aver scritto Spleen, è un componimento di una bellezza devastante.

9.       L’ispirazione ti viene… quando e in che luogo trovi il momento più proficuo per la tua arte?

Non c’è luogo e non c’è tempo, l’ispirazione è un impulso che non posso e non voglio governare. Diversamente, non sarebbe arte.

10.   Ci parli del tuo amore per il mare?

Io mi sento parte del mare, immergermi nel mare mi fa entrare in contatto con me stessa, mi dà la pace.

Il mare è come un liquido abbraccio, è l’unico luogo in cui dimentico il panico e l’angoscia.

Forse perché ho conservato il dono dell’acquaticità.

11.   Ci regali il tuo verso più amato se c’è, oppure quello che reputi più significativo?

“Mentre annego in te e divengo onda”.

Dopo la morte di mia madre, questo verso ha cambiato significato.

12.   Il personaggio di Alice e Giulia sono sovrapponibili?

No, “Le periferie del sentire” non è un’autobiografia.

Mi conosci, sai che Alice ed io non siamo sovrapponibili, soprattutto su alcuni punti fondamentali.

Tuttavia, c’è molto di me nel personaggio di Alice ed anche nel personaggio di Rebecca, la sua amica e coinquilina, confidente, mentore e grillo parlante.

2 commenti

  1. Grazie, Luca, è un lavoro meraviglioso, realizzato con cura ed attenzione ai particolari.
    Le tue recensioni dei miei libri sono straordinarie.
    Buon lavoro, la tua rivista è interessante e viva, un contenitore di piacevoli letture.
    Alla prossima intervista!

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