Infinitamente grato e onorato per il privilegio di conoscerti e per avermi concesso di intervistarti, vorrei che i miei lettori avessero la stessa fortuna e sapessero di te le tue qualità, i tuoi pregi e i momenti più significativi della tua vita. Chiedo scusa fin da ora se qualche domanda potrà risultare difficile o non di tuo gradimento e per questo ti chiedo di tralasciarne la risposta.
Ti dispiace se cominciamo dall’inizio? Chi era Jennifer Monaco, nascita, fanciullezza, hobby, lavoro?
Jennifer era una semplice ragazza italo-tedesca. Io sono nata ad Hannover, da una famiglia perbene, normale, come tante; ho studiato all’estero…. anche e soprattutto a Londra …
Cosa hai studiato?
Ho due lauree, sono laureata in sociologia e in legge.
I tuoi hobby?
Mi chiedi degli hobby, ma sai … non ho molto tempo libero, il mio hobby preferito è stare con mio figlio e condividere con lui un po’ di tempo, viaggiamo insieme, visitiamo posti famosi e non. Tra i miei hobby citerei la cucina, leggere, ecc … semplici passatempi, come tutte le persone normali.
Come è avvenuto l’incontro con colui che sarebbe diventato tuo marito, un colpo di fulmine?
No, è stato uno scontro, non è stato un colpo di fulmine. Ci siamo scontrati in una sala da the a Londra.
Ma uno scontro verbale o fisico?
Fisico … credo che mi sarei fatta male!!… No, verbale; si è trattato di un’incomprensione. A Londra ci sono delle sale da the frequentate da tante persone provenienti dagli Emirati Arabi. Era il 2005, fino ad allora non sapevo niente di lui, chi fosse, cosa facesse; lui era in compagnia di altre persone, naturalmente, ed io sono entrata per bere un the.
Che vi siete detti?
Ero a Londra e stavo terminando gli studi, nel sedermi avevo poggiato la mia cartella troppo vicina al loro tavolo. Insomma, mi è stato contestato il fatto che io avessi appoggiato la mia 24 ore troppo vicina al loro tavolo, quindi un suo assistente, amico, non so chi fosse in quel momento, mi ha contestato il fatto. Naturalmente, io non sono stata zitta.
A Roma c’è Babingtons che è un pub inglese e si trova a Piazza di Spagna, che è anche molto carino…
lo visiterò.
E quindi dopo…
Ho fatto notare che non c’era stata mancanza di rispetto da parte mia e non c’era nulla di grave nel mettere le mie cose vicino al loro tavolo; ho fatto notare anche che erano loro a non aver avuto rispetto per me: una donna … In realtà, lui si è scusato subito, ma non si era presentato per quello che era, lo ha fatto solo dopo.
Dopo che vi siete sposati cosa è successo? Hai vissuto nella Reggia? Come sei stata accolta? C’era un cerimoniale da seguire?
Noi ci siamo sposati a Gubbio, ha organizzato tutto lui durante una famosa gara di cavalli che si teneva a Gubbio … ma tutto con grande semplicità, senza rispettare le regole e il cerimoniale che la sua tradizione e la sua cultura prevedevano, in verità molto diverse dalla nostra.
Che anno era?
Era il 2006, giugno 2006. Ecco, lui era arrivato con tutta la famiglia, erano arrivate tantissime persone e in realtà siamo riusciti a sposarci solo con la complicità di un suo amico, che è anche amico mio, un famoso campione di Gubbio. Il tutto è avvenuto nel Monastero di Sant’Ubaldo, non all’interno, ma all’esterno, sì, perché io sono atea e lui musulmano, anche se lui era molto, molto occidentale. È avvenuto tutto davanti ad un assessore comunale, anzi erano due, lui si è fatto accompagnare da questo suo amico fidato, il padre non sapeva niente, nessuno sapeva niente. In realtà, noi già convivevamo, io ero sempre presente, sempre vicino a lui anche quando l’anno precedente aveva gareggiato a Castiglione del Lago. Il padre mi vedeva lì presente, ma non pensava si potesse arrivare a tanto.
Non sei stata accolta bene nella Reggia?
No, volevano che mi piegassi alle loro regole, dovevo sottomettermi alla loro cultura, dovevo accettare delle regole che per me non erano giuste, quindi no, ho rifiutato, con l’appoggio di mio marito che era più contrario di me a tutto questo. Lui voleva vivere in maniera molto più occidentale. Non voleva sottrarsi al suo ruolo, ma nello stesso momento voleva vivere in maniera occidentale perché noi vivevamo a Londra e, quando andavamo a Dubai, il palazzo sembrava ed era una prigione di cristallo, se la posso definire così.
Ricordi una cosa che ti ha colpito felicemente, a cui pensi con gioia e un ricordo che ti crea qualche piccolo disturbo quando pensi al periodo trascorso a Dubai?
Allora, un ricordo bello è lui e se c’è lui tutto è bello. Anche lì riuscivamo a vivere in maniera molto normale, almeno cercavamo. Un qualcosa di molto carino è legato anche al ricordo di qualche suo amico fidato, con cui ancora sono in contatto. Quello poco piacevole, invece, era sempre la supervisione e l’imposizione di suo padre, la costrizione a cose cui lui non voleva assolutamente piegarsi, faceva di tutto per compiacere il padre, ma il padre non era mai, mai contento. Ma … credo di nessuno. La cosa che mi ha turbata di più è stata quando nel 2008 il padre tolse il titolo di Principe ereditario a mio marito e lo diede a suo fratello, così, non aveva più il titolo di Principe ereditario.
Per via di questo matrimonio?
Era in parte questo, in parte perché mio marito voleva molto vivere in maniera occidentale, voleva vivere a Londra, voleva occuparsi anche di altre cose che non riguardassero soltanto progetti per Dubai, per gli Emirati. Siccome il padre non poteva tollerare tutto ciò lo ha declassato, umiliandolo davanti a tutti. Certo il matrimonio è compreso nelle motivazioni, ma soprattutto perché non accettavo di vivere come le donne cui mio suocero era abituato, sottomettendole. Io non mi sottometto, anche mio marito si mostrava molto più simile a me che a lui. Questa è stata una cosa dolorosa, un ricordo spiacevole, un padre non umilia il figlio in pubblico solo perché ama partecipare a una festa, solo perché è sposato con una occidentale e solo perché vuole vivere in maniera occidentale.
E una cosa felice?
Una cosa felice sono stati gli anni che io ho passato con mio marito. Non riuscivamo a stare sempre insieme a Londra, perché lui doveva assentarsi per adempiere ai propri doveri. Era sempre un viaggiare continuo, non vivevamo tutti i giorni insieme. Noi eravamo felici così. Ho dei ricordi divertenti con lui, i nostri viaggi ad esempio; noi siamo stati in Italia, ad Istanbul e in altri posti della Turchia. Il nostro era spesso un viaggiare.
Il ricordo più bello che lui mi ha lasciato, naturalmente, è nostro figlio, (anche se mi viene da dire mio perché non c’è più il padre, però quello è il ricordo più bello). Mio figlio si chiama Matthew Rashid Al Maktoum.
Ti è doloroso parlarmi di tuo marito? Ti chiedo solo un pregio e un difetto di un uomo dalla grandissima personalità.
Pregi ne aveva tanti, quelli più evidente erano l’altruismo e la giocosità, la cosa bella che aveva era l’amore per la vita. Un difetto: era un po’ permaloso, però molto saggio.
Oggi che cosa fa Jennifer … vedova del principe … ha degli obblighi?
Obblighi e imposizioni che mi vengono da parte loro sono accettati, finché c’è buon gusto nel fare le cose, però uno degli obblighi che ho e che ritengo anche sia molto giusto è che mio figlio conosca anche la cultura di suo padre e che non farò mai niente per offendere la famiglia del sovrano e quella di mio figlio, questo sì! Questo è un obbligo!
Altri obblighi, no! Perché non mi faccio obbligare da nessuno, non l’ho fatto nel 2006, non lo farò neanche adesso. Mi scontro spesso con persone di una certa età che hanno principi abbastanza forti. Non sono mai d’accordo con quello che mi viene imposto. Jennifer è andata avanti sempre con la stessa vita di quando c’era lui e continua cercando di portare avanti alcuni progetti a cui lui teneva tanto.
Come avvocato?
No, in realtà, no. I progetti a cui teneva erano rivolti ad aiutare persone molto più deboli e ad aiutare chi era in difficoltà. Fare beneficenza!
Io faccio parte di un’associazione di beneficenza, come addetto stampa, posso pubblicare l’intervista anche a nome dell’Associazione!
Mi piace comunque esercitare anche il mio lavoro, non lo faccio a tempo pieno, come tu puoi immaginare. Ecco, io continuo a vivere la vita che preferisco e definisco normale, non mi piace rinchiudermi in un palazzo di cristallo, assolutamente no!
E collabori con qualche grande associazione tipo Emergency?
L’ho fatto qualche volta, sì, ma in realtà preferisco collaborare con associazioni che appartengono di più ai progetti di mio marito.
Associazioni arabe?
Diciamo che includiamo un po’ tutti, non c’è solo il mondo arabo o quello occidentale quando si ha bisogno, assolutamente, penso che si vada ad intervenire su persone veramente innocenti che non chiedono altro che essere aiutate. Poi io sono occidentale e sarebbe contrastante per me non accettare quelle regole e poi aiutare solo il mondo arabo.
E tuo figlio … Cosa pensi gli riserbi il futuro e cosa gli auguri?
Mio figlio ha quattordici anni, il padre è venuto a mancare che lui ne aveva solo cinque. Com’è facile immaginare ne ha risentito tanto. Ha quattordici anni e ancora studia, a vent’anni lui prenderà il posto di suo padre, che è quello che ha in mente mio figlio e non sono molto felice, ad essere sincera. Però, se la volontà di mio figlio è quella di portare avanti ciò in cui il padre non è riuscito, lo affiancherò sempre.
Qual è il posto del padre?
Questo dovrà deciderlo mio figlio, l’unica cosa che farò è affiancarlo, in tutto e per tutto. Spero solo che Matthew possa vivere un po’ più serenamente, un po’ più facilmente, in maniera meno complicata rispetto alla vita vissuta dal padre.
Io sono stato cresciuto da due donne, mia madre e mia zia.
Tutto sommato sei venuto su bene.
Grazie
Quindi è stato traumatico per te sicuramente a livello emotivo, un po’ come mio figlio, anche se mio figlio ha contatti con suo zio.
Lo zio sarebbe il principe ereditario?
Certo. Mio figlio ammira tanto anche suo nonno e anche io lo ammiro come leader, davvero è un grande leader. Come persona è poco comprensivo, voglio essere diplomatica nel dire questo.
Dubai è famosa in tutto il mondo per le opere architettoniche all’avanguardia, copiando lo stile occidentale, però la cultura è diversa.
Hanno tante cose nel proprio paese, per esempio a Dubai c’è la Venezia italiana, infatti hanno riprodotto interamente Venezia, come anche altre città. Amano a livello culturale l’Italia come l’Europa e l’occidente, ma non ne amano interamente la cultura, anche se poi quando si ritrovano a Londra, in realtà, vivono come me e come gli inglesi. Diciamo che è difficile a volte individuare se la loro cultura venga seguita liberamente o se sia un’imposizione solo per il popolo. A Londra camminano in mezzo alla gente in maniera tranquilla e normale, vivono nel modo più semplice.
Non hanno la scorta?
Vengono chiamati assistenti e sono la sicurezza. Il padre di mio marito cammina sempre con un nutrito gruppo attorno, mio cognato, il fratello di mio marito, ne ha un po’ di meno, prendono la metro o il tram e mangiano un hamburger al Saddle a Londra, che è un posto dove andiamo anche io e mio figlio. Ecco, loro riescono ad integrarsi benissimo. Non riesco però ad accettare la cultura del loro paese.
Jennifer ti ringrazio per l’intervista, ora la trascrivo appena fatto te la invio.
È stato un piacere anche per me, è stata una chiacchierata molto carina.
È stata simpatica divertente, istruttiva, propedeutica anche didattica per me.
Sei stato molto, molto delicato. Lo apprezzo tanto e spero poi di parlare della tua associazione di beneficenza. Buona giornata e un buon lavoro.
Amici, lettori, dobbiamo ringraziare ad alta voce Jennifer per un’intervista dove traspaiono l’animo e la sensibilità di una donna colta e raffinata; una intervista fatta con il cuore in mano dove ci ha confidato la sua voglia di normalità, l’amore e il rispetto per il marito e per il figlio. A lui e a lei auguriamo una vita serena, piena di soddisfazioni.