Antonia Ligabue, “Espressionista dell’anima”.
La mostra organizzata al Complesso del Vittoriano “Ala Brasini” da Sandro Parmiggiani e da Sergio Negri, e con la collaborazione generale di Arthemisia, è stata allestita in modo scorrevole e avvolgente e qui si possono ammirare molti lavori, tra Pitture, Disegni e Sculture.
Il visitatore si sente subito coinvolto dalla prepotenza delle immagini, dove la tonalità dei colori, forti e brillanti svelano l’eccellenza artistica di Ligabue. L’artista viene considerato dai più sprovveduti Pittore Naif, io penso invece che si possa definire un ”Espressionista dell’Anima”, e considero i suoi lavori un diario di immagini che prendono forma dal suo più intimo pensiero. Ogni dipinto, che sia un paesaggio o un ritratto, un vaso di fiori oppure un animale racconta una pagina della sua esistenza, che si affaccia alla vita con rabbia, coraggio, ingenuità e spesso con la follia. Ogni opera esprime la ricerca dell’affermazione di se stesso, e la richiesta di essere accettato per quello che è: per il suo aspetto, spesso ferito, per i suoi incontenibili attacchi di autolesionismo, e per i suoi atteggiamenti bizzarri, malinconici a volte aggressivi. Un occhio attento si accorge che nei lavori di Ligabue non c’è solo “istintività”, ma una conoscenza tecnica, sia formale che coloristica molto rigorosa, dove le pennellate sono al punto giusto e tutto è in equilibrio, non ci sono stonature.
Dopo aver lasciato la Mostra, ho cercato di focalizzare le idee e la sensazione è che, pensando a Ligabue, mi viene in mente un uomo, una tigre, una quercia, un’aquila, ma anche uno sciamano, che ti trascina nel suo mondo trascendentale e, con un soffio sorprendentemente delicato, ti lascia un sogno sull’anima.
Umberto Pozzi